La Società del Casino Pedrocchi di Padova, come la maggior parte dei Circoli analoghi, venne costituita alla metà dell’Ottocento, quando l’Unità d’Italia, dapprima auspicata e successivamente realizzata, si manifestò a livello nazionale anche come comunità di intenti e volontà aggregativa finalizzate non solo alla politica ma anche alla cultura, in tutti i suoi aspetti, e allo svago.
La premessa per la fondazione del Circolo risale al febbraio del 1855 quando il marchese Antonio Maria Plattis, cugino dello scrittore-patriota Ippolito Nievo, inoltrò formale richiesta ai rappresentati locali dell’Impero Asburgico di poter costituire un’associazione a scopo ricreativo. I soggetti coinvolti nel progetto iniziale facevano parte di un ristretto gruppo di nobili e borghesi, rappresentanti della élite liberale e nazionalista padovana.
La Società, il cui primo regolamento fu varato nel settembre del 1855, aveva lo scopo di riunire in comune amicizia un nucleo di persone dalla condotta impeccabile e dalla specchiata moralità; cittadini inclini al gusto della conversazione e disposti a condividere il piacere di giochi e altri intrattenimenti in voga a quel tempo. La sede prescelta fu il già celebre Caffè Pedrocchi, eretto in pieno centro storico su progetto dell’architetto Giuseppe Jappelli. Lo “Stabilimento Pedrocchi”, così chiamato per l’ampiezza degli ambienti e per l’aspetto monumentale, fin dagli anni Trenta dell’Ottocento rappresentava un luogo d’incontro e di ristoro tra i più belli ed eleganti della Penisola, tutt’oggi ammirato per la sua architettura e per la sua storia. Nel giro di pochi mesi aderirono all’iniziativa oltre duecentocinquanta aspiranti soci, quota minima stabilita dai fondatori per formalizzarne la costituzione, in rappresentanza delle famiglie più note e rispettabili dell’epoca, accomunando nobili e borghesi. L’albo degli affiliati, ricco di presenze aristocratiche, fu ulteriormente incrementato grazie all’ingresso, in numero cospicuo, di professori universitari, di esponenti delle professioni liberali, di distinte personalità del mondo economico, politico e commerciale. La fortuna dell’iniziativa, rapidamente accresciutasi nella felice stagione d’esordio legata alla presidenza del dottor Giacomo Berti, subentrato al Plattis nel 1857, portò già l’anno successivo ad annoverare 366 membri ordinari; si contavano inoltre un centinaio di soci straordinari e di membri ammessi a diverso titolo.
Accanto alle attività puramente ricreative, artistiche e culturali, i soci non trascuravano, quando necessario, di fornire appoggio a lodevoli programmi di beneficenza organizzando lotterie, raccolte di fondi e distribuzioni di generi di prima necessità in opportuno raccordo con altre istituzioni patavine. Da ricordare, fra gli episodi più noti, la solidarietà dimostrata dal Circolo (presidente all’epoca il marchese Pietro Buzzacarini) alla popolazione siciliana travolta dal sisma del 1908. Oltre ad un sussidio in denaro, raccolto nella circostanza, si deliberò di sospendere, in segno di lutto e di rispetto per le vittime, i veglioni danzanti per tutto il 1909. Ulteriore interruzione di feste e intrattenimenti si verificò anche negli anni della Grande Guerra, e la situazione – per la gravità delle conseguenze belliche – non ebbe a mutare fino al 1921. Nel periodo a cavallo tra Otto e Novecento la comune immaginazione nei confronti del Casino Pedrocchi era tuttavia colpita soprattutto dalle frequenti notizie di banchetti e di balli in maschera a cui davano particolare rilievo i quotidiani locali. Puntuale attenzione veniva rivolta alle sale riccamente illuminate del Circolo, agli addobbi floreali, all’eleganza di dame e cavalieri. Aver modo di rileggere le testimonianze del passato, benché pervase da una retorica ampiamente superata, ci restituisce il clima di gusto raffinato e di ineffabile leggerezza che caratterizzò la Belle Époque.
Per la posizione strategica della sede, a due passi dall’Università e dal palazzo comunale, e per il prestigio dell’Associazione, il Casino Pedrocchi si trovò ad accogliere nelle storiche sale una lunghissima schiera di personalità di riguardo che si trovavano a passare per Padova o che vi si recavano in visita ufficiale. Sono note, per fare qualche esempio, le presenze del poeta Aleardo Aleardi e del senatore Terenzio Mamiani della Rovere nel 1874; dell’attrice Eleonora Duse nel 1884; di Giosuè Carducci nel 1892; di re Vittorio Emanuele III e della regina Margherita nel 1903; del poeta Cesare Pascarella nel 1907; del premio Nobel Camillo Golgi nel 1909; dello scrittore Ugo Ojetti nel 1918; di Emanuele Filiberto duca d’Aosta nel 1925 e nel 1928; dei generalissimi Armando Diaz e Luigi Cadorna nel 1925; del principe Umberto di Savoia nel 1927; del ministro dell’Istruzione pubblica Giuseppe Bottai nel 1932.
La preparazione dei rinfreschi e delle consumazioni giornaliere, aspetto di vitale importanza nella realtà conviviale, era un’incombenza di cui si faceva carico lo stesso Caffè Pedrocchi ma, in occasioni speciali, il compito veniva talvolta affidato alle mani esperte dei migliori cuochi di Padova.
Nel 1938, anno in cui la Società aveva offerto un ricevimento solenne in onore del duca di Spoleto Aimone di Savoia, invitato a Padova ad inaugurare la XX Fiera campionaria, i rapporti da tempo incrinatisi fra il Casino Pedrocchi e il regime fascista giunsero al punto di rottura. Messo alle strette dalle pesanti ingerenze della locale Prefettura e della Federazione provinciale, che avrebbero preteso di “fascistizzare” l’anima del Sodalizio, che avrebbe comportato anche l’espulsione dei Soci ebrei: pertanto il 23 settembre il presidente Bruno Brunelli Bonetti, squisito e colto gentiluomo padovano, piuttosto che subire un provvedimento d’autorità, optò per lo scioglimento volontario.
I beni appartenuti alla Società rimasero in precaria custodia presso il Caffè jappelliano fino al 27 giugno 1945 quando un decreto prefettizio invalidò le disposizioni anteguerra.
A mostrarsi sfavorevole al Sodalizio, in questa congiuntura, fu il rapporto con le autorità municipali, i cui criteri di assegnazione delle sale superiori del Caffè si rivelarono in contrasto con gli obiettivi dell’Ente. Per questo motivo il Circolo, che si stava riorganizzando sotto il commissariato del nobile Brunelli Bonetti, fu indotto a traslocare nel cinquecentesco palazzo Zabarella, nella via omonima, dove l’attività poté riprendere il suo corso normale restando fedele all’originale intitolazione di “Casino Pedrocchi”.
Lo stesso Brunelli, che svolse il secondo mandato di presidente dal 1949 al 1958, ebbe la soddisfazione di poter celebrare a palazzo Zabarella il primo centenario di attività della Società.
Si cercò di dare all’evento il massimo risalto possibile. Nel maggio del 1956 vi si tenne una fastosa cerimonia a cui intervennero numerose autorità, oltre ai rappresentanti di altri circoli italiani. L’occasione fu quanto mai propizia per presentare una pubblicazione sulla Storia dell’Ente scritta dallo stesso Brunelli. Ulteriore omaggio alla vicenda secolare del Casino Pedrocchi fu lo scoprimento di una lapide alla memoria di Antonio Maria Plattis, il nobile fondatore, posta sulla facciata del palazzo di via Altinate nel quale era vissuto.
Nel 1988 – presidente Pier Luigi Nichetti – il Circolo cambiò nuovamente sede, eleggendo domicilio in via del Santo, a palazzo Sanbonifacio, dimora ottocentesca che fu utilizzata per una decina d’anni. Nel 1999, alle soglie del terzo millennio, la Società, presieduta dal conte Lorenzo Giustiniani, affrontò un nuovo ma definitivo trasferimento portandosi nel luogo attuale, l’antico palazzo Orsato-De Lazara-Giusti del Giardino-Lanfranchi ubicato in via San Francesco. La ampiezza e la comodità della nuova Sede hanno consentito di imprimere maggiore impulso alle tradizionali attività sociali di intrattenimento, ai corsi di ballo e di teatro, ai programmi sportivi, ai viaggi, alle visite e alle più svariate iniziative di carattere culturale.
Nel 2006, Presidente Stefano Dondi dall’Orologio, il Casino Pedrocchi ospitò la LVIII Assemblea Generale dei Circoli U.C.I. In quell’occasione, per i 150 anni dalla fondazione, fu data alla luce una nuova sintesi storica della Società. Il volume, intitolato La Società del Casino Pedrocchi nel cuore di Padova, venne realizzato da Maria Tescione con l’attenta supervisione del compianto Pietro Francanzani.
In questo 2023, il Casino Pedrocchi è stato scelto ancora una volta per ospitare la LXXV Assemblea Generale dei Circoli U.C.I. e in questa importante occasione vengono presentati i primi risultati di una nuova ricerca condotta da paolo Maggiolo presso l’Archivio di Stato di Padova, custode dei documenti sopravvissuti all’azione distruttrice del tempo a all’incuria degli uomini.
In considerazione delle mutate esigenze di comunicazione viene anche realizzato un Sito Web, mezzo ormai indispensabile per agevolare i contatti tra Soci e Circoli Amici.